PROLOGO: L’urlo di una bambina.

 

La vita non era stata mai facile per Janet Sorenson. Nata mutante, figlia del famigerato Terrance, alias Equinox, l’Uomo Termodinamico, aveva manifestato i suoi poteri già nella tenera infanzia. Incapace di controllarsi, aveva trovato nel padre un uomo dal polso molto severo…troppo severo, per i servizi sociali.

Affidata alla madre, Janet pensava di avere ritrovato la pace…e invece la madre l’aveva data in mano ad un gruppo di ribelli, che, portatala in Africa, la drogarono e la costrinsero ad usare i suoi poteri per i loro atti di terrorismo. Sarebbe sicuramente morta o peggio, se non fosse stato per l’intervento di suo padre. Papà l’aveva salvata, e le era rimasto accanto. Sarebbe andato tutto bene, lui glielo aveva promesso, e lei aveva voluto crederci con tutte le sue forze. Doveva crederci…

E invece, la sua nuova casa era stata distrutta. Era stata strappata dal suo sonno dalle fiamme, e le sirene suonavano, e la gente urlava. Poi, il suo letto si era chiuso intorno a lei, ed ora volava giù, giù, verso terra, urlando a squarciagola, incapace di capire, sapendo che solo una persona al mondo poteva aiutarla…

PAPAAAA!!

 

 

MARVELIT presenta

CAMPIONI

Episodio 26 - L’ora della riscossa!

 

 

“Janet…”

Lo StarGlider-1000, la base mobile dei Campioni, fortezza volante orgoglio dello Zilnawa, era stato distrutto, ridotto ad un ammasso di detriti fiammeggianti, che stavano precipitando sulla giungla dell’Africa Centrale. L’attacco era stato rapido, del tutto inaspettato, e devastante. Fra quei detriti c’era infatti anche il Mazinkaiser, irrecuperabile. Il responsabile di quell’attacco era ancora fresco e pronto ad infliggere il colpo di grazia ai Campioni… E il primo a farne le spese era stato il loro più potente elemento, Capitan Ultra.

…Ma niente di tutto questo importava a Equinox, che da terra osservava la pioggia di fuoco. Aveva ritrovato sua figlia solo per perderla di nuovo. “Janet.”

“Papà!” La voce di lei nel suo orecchio fu come una frustata.

“Janet! Piccola mia…”

“Papà, dove sei? Aiutami!”

Lo strazio nel cuore di Terrance Sorenson fu sostituito da una terribile determinazione. “Ti sento, Janet! Papà ti sente e verrà ad aiutarti!”

“Papà, fa freddo qua dentro…”

“È in una capsula di salvataggio,” disse Sundown, tenendosi una mano all’orecchio sinistro. “La sento anch’io. Deve essere un canale automatico di emergenza.”

“Non mi importa un *=%$! Di cosa sia,” fu la rabbiosa risposta dell’uomo coperto dal plasma e dal gelo. “Dimmi dov’è!”

David Patrick Lowell attivò il computer da polso in loro dotazione. “Solo un momento. Pochi pulsanti, e generò una mappa olografica. Una croce rossa intermittente, poco distante dalle piccole ‘C’ che erano il gruppo, indicava il punto della capsula. “Fatto! Un paio di chilometri a nord-est. La prendo i…”

Ma Equinox era già partito, lasciandosi dietro una intensa scia fiammeggiante.

“Possiamo aiutarlo in un solo modo,” disse il tetro Ember. Il campione dell’etnia Dudak osservò la nuvola infuocata che era stata lo StarGlider. “Per ora, solo noi possiamo fermarlo.”

Sundown annuì. “E lo faremo.” Voltò la testa verso la donna dalle sei braccia che con espressione provata si teneva appoggiata ad un robusto lupo umanoide in armatura. “Spirale, sei la sola che potrà aiutare Capitan Ultra, appena lo avremo liberato dalle grinfie di quel mostro. Cerca di riprenderti in fretta.

“Dammi solo un altro paio di minuti.” La guerriera-maga aveva usato molte energie per proteggere sé stessa e gli altri dal disastro.

Sundown lanciò un’occhiata ai rimanenti tre elementi, il lupo Hrimhari, Psychlone e Robert Takiguchi, ex pilota del Mazinakiser. Il volto del ragazzo nippoamericano era una maschera di frustrazione. Senza poteri, senza mezzi, era solo una palla al piede e lo sapeva…

Ma non era solo quello ad angosciarlo. È colpa mia. È solo colpa mia! Quel mostro me l’ha giurata da quando gli ho impedito di portare a termine i suoi piani! Avrei almeno dovuto avvertire gli altri... Cosa posso fare!?

“Andiamo!” l’Uomo Fotogenetico ed Ember  si lanciarono in alto, luce e tenebra appaiati. Uno nutrito dal potere della luce, l’altro dalla magia oscura.

 

La nube fiammeggiante si frantumò, rivelando qualcosa di molto peggio al suo interno: un drago, una gigantesca creatura la cui carne era fatta di magma al calor bianco. Ghignava trionfante, mentre fra le sue zampe stringeva una bolla di lava. E in quella bolla stava il povero Capitan Ultra, che stava patendo le pene dell’inferno. Il suo volto esprimeva insieme dolore e terrore indicibili. Avrebbe voluto svenire, morire -qualunque cosa piuttosto di non dovere bruciare vivo per sempre…

“Così il fuoco ti fa paura, umano?” gongolava il drago, guardando le carni della sua vittima ardere, venire ricostruite, per poi ardere ancora. “Consolati: presto i tuoi amici si uniranno a te nell’agonia. La mia vendetta sarà di esempio per chiunque osi appoggiare Stargod…hm?” voltò la testa. “Ma guarda. Hanno fretta di morire. Molto gentile da parte loro.

“Lascialo!” urlò Ember. “Battiti con noi!”

“Lasciarlo? Va bene. E il drago lasciò cadere il corpo ardente di Ultra.

Sundown si gettò all’inseguimento. Ember lanciò una raffica di energia mistica per distrarre il drago. Lo colpì al collo, ma senza effetto alcuno. Il drago, invece, voltò la testa e sputò un getto di plasma verso l’altro eroe, investendo sia lui che Ultra. Mostrò ad Ember un sorriso impastato di bava ardente. “Io sono Satranius, il più potente dei dragoni di Altro Regno. Cosa speravi di fare, piccolo mago insignificante?”

Ember se lo stava chiedendo…e, purtroppo, conosceva la risposta. Fino a quel momento, il Trittico che gli dava forza lo aveva anche limitato nell’uso di quella forza… Ma ora era giunto il momento di violare le regole, quale che ne fosse il prezzo! “Devi difendere i Dudak, Trittico?” Ember ghignò. “Bene, allora difendi me!” E si gettò contro Satranius.

Pazzo!” ruggì il drago, e sputò fuoco contro quel facile bersaglio…

Ember ne fu investito in pieno…ma ne emerse un attimo dopo, protetto da un campo di oscure energie mistiche!

Cosa?”

È il tuo turno, adesso!” urlò l’eroe, e concentrò il suo potere in un enorme artiglio nero! La manifestazione colpì il torace del drago…e penetrò le sue squame infuocate. Satranius urlò, mentre la sua forza vitale passava da lui a Ember.

Fu per l’eroe l’equivalente di una carica tonificante. Anche solo una frazione della forza del mostro gli moltiplicò le forze. Forze che concentrò in un solo colpo diretto al cranio di Satranius!

La coda infuocata scattò veloce verso il Campione. “Mi hai fatto male, e per questo ne pagherai le…eh?”

Qualcosa aveva fermato il suo arto -per la precisione, due enormi mani neroguantate e ribollenti di energia.

“Lo so,” disse Sundown. “Sono un tipo pieno di sorprese, non trovi?” e, facendo ricorso ad ogni oncia di energia, sollevò il mostro sopra di sé…e lo scaraventò in basso, verso il lago. Per essere sicuri che Satranius non riprendesse il controllo, Ember aggiunse un colpo mistico per disorientarlo…

 

A terra, Spirale stava facendo del suo meglio per guarire Ultra con un incantesimo dietro l’altro. “Dio, ma come fa ad essere ancora vivo..?” Di sicuro, c’entravano in qualche modo le energie che scorrevano in lui, ma la morte era così vicina a reclamarlo…

“Direi che abbiamo un altro problema, adesso,” fece Hrimhari, indicando il corpo di Satranius cadere verso il lago.

“Credo che sia stata davvero una pessima idea,” aggiunse Psychlone, immaginando bene cosa sarebbe successo appena quel corpo fiammeggiante avesse bruscamente toccato tutta quell’acqua…

“Tocca a te fare qualcosa,” disse Spirale. “Sono troppo occupata, ora.”

 

Equinox atterrò accanto alla capsula. “Janet, sono qui!” Già si stava scervellando sul come aprirla senza ferire la bambina dentro…quando fu la capsula stessa ad aprirsi automaticamente.

La bambina schizzò fuori, andando ad abbracciare il padre che fece appena in tempo a disattivare i suoi poteri. Singhiozzava disperatamente, balbettava mozziconi di parole incoerenti, ma almeno il sollievo aveva sostituito il panico.

Terrance la strinse forte a sé, per poi tirarla su al petto. “Ora va bene, va tutto bene. Non ti lascerò più.” E mai come in quel momento erano le sue intenzioni così sincere…

Poi, vide il corpo di Satranius cadere nella loro direzione. Mise a terra la bambina, e riattivò i suoi poteri. “Stammi vicino, Janet.

Satranius urtò il lago…e l’acqua si trasformò in una devastante esplosione di vapore acido!

Generando uno scudo di gelo, Equinox dovette fare ricorso ad ogni oncia di concentrazione non solo per proteggere sé stesso e sua figlia, ma anche per non bruciare viva la bambina -infatti, per generare il necessario scambio termodinamico, il suo corpo si riscaldava sempre di più, e doveva confinare quel plasma al suo segmento posteriore…

L’esplosione alla fine si estinse, trasformandosi in una colonna di vapore che emergeva da quanto rimaneva del lago ormai ridotto a meno di un terzo delle sue dimensioni…

Satranius emerse da quel lago, più ardente che mai. Definirlo furibondo, a quel punto, sarebbe stato un bell’eufemismo. Espresse la sua furia in un verso che scosse la terra…poi si voltò verso i due umani, che si trovarono a fissare un occhio spietato e brillante come il Sole. Equinox si sentì molto, molto insignificante…

Un colpo di energia colpì il mostro al cranio. Satranius si voltò, ringhiando e sbavando magma.

Equinox ne approfittò per afferrare Janet. “Avrai freddo, piccola, ma cerca di resistere.” Il suo corpo intero si coprì di ghiaccio mentre concentrava tutto il suo potere in un getto di plasma per volare via il più velocemente possibile.

 

“Non mi ero dimenticato di te, bello!” disse Sundown. “Allora, come ci si sente a prenderle?”

Satranius…sorrise. “Credevo che una semplice dimostrazione di forza bruta sarebbe bastata. Colpa mia.

“Uh?”

Il drago fece dei cenni con le zampe. “Sarò felice di mostrarti qualche altro mio talento. Scintille eteree si manifestarono intorno a lui. Le stesse scintille, un momento dopo, si manifestarono intorno a ogni singolo detrito ardente dello StarGlider…

Con orrore di tutti i Campioni, gli inerti pezzi di metallo si sciolsero come burro, mentre si accendevano al calor bianco. Un attimo dopo, quelle masse informi si trasformarono in altrettanti draghi fiammeggianti! Erano tutti poco più di due metri di lunghezza, ma erano talmente roventi che intorno a loro la vegetazione prendeva subito fuoco!

Poi, le creature, dozzine e dozzine di esse,  si gettarono addosso ai loro nemici, i loro ruggiti predatori mescolati alla lunga risata di Satranius.

 

Zilnawa, Sud Africa

 

Per settimane, una inviolabile cupola di energia mistica aveva protetto il più recente degli stati africani. Un incontrollabile virus aveva costretto le autorità ad isolare la tecnocratica repubblica per impedire il diffondersi del contagio[i].

Oggi, senza preavviso, la barriera si dissolse.

Sotto la superficie della zona costiera, apparve una fila di luci. Le luci si avvicinarono velocemente alla superficie, mentre l’acqua ribolliva con crescente vigore…

Poi, la superficie marina sembrò esplodere, mentre, con un ruggito poderoso, venne alla luce una creatura fantastica -anch’essa un grande dragone, ma di dimensioni titaniche. Un corpo bicefalo d’acciaio così finemente strutturato da fare pensare che il metallo fosse stato colato sul corpo di una creatura viva.

Le teste spalancarono le bocche e all’unisono lanciarono la loro sfida al mondo mentre ad ali spiegate la bestia meccanica volava verso la sua prima battaglia…

 

Il drago di fuoco spalancò la bocca e vomitò una sfera incandescente.

Spirale incrociò le sue magiche spade a parare l’attacco. La sfera si dissolse contro di esse.

La donna non aspettò che il nemico mantenesse l’iniziativa. Saltò verso il suo drago.

La creatura lanciò altre sfere di metallo fuso, ma esse non sfiorarono neppure l’agile guerriera, addestrata per essere la punta dell’elite di Mojo.

Le lame delle katana compirono un arco incrociato, e quando Spirale ricadde a terra, il drago, decapitato, tornò ad essere un innocuo pezzo di metallo.

Un altro stava per colpirla in quel momento, ma fu fatto a pezzi da una lama di psicoenergie. “Ne mancano solo altri 100, bella,” disse Dave. “Non ti distrarre!”

Ma lei non gli diede retta. Invece, si avvicinò a Capitan Ultra, che, da quando era stato guarito, non faceva che starsene a terra in posizione fetale, balbettando continuamente, “Il fuoco…il fuoco…mi ha bruciato…il fuoco…tutto quel fuoco…”

Spirale sbuffò. “Questo è sempre più fuso di Minor Domo quando va in corto.” Sollevò Cap per il collo. “Inutile sprecare energie a convincerti, bello. E ricorda: lo faccio per il tuo bene. Appoggiò un dito della mano metallica alla parte scoperta del volto. Un ago sottile come un capello penetrò la carne…

 

I mostri lo stavano ignorando. Evidentemente, Satranius pensava che non valeva la pena sprecare energie contro un nemico innocuo. Ovviamente, aveva ragione, pensò amaramente Robert, che, pistola alla mano, si era nascosto dietro una roccia. Inutile giocare a fare l’eroe, sarebbe stato solo la proverbiale palla al piede. Poteva solo sperare in un miracolo

 

Se fosse stato da solo, Equinox avrebbe volentieri insegnato una cosa o due a quei mostri…ma ora doveva pensare a Janet. Per fortuna, poteva attingere proprio al calore ambientale per generare una cupola di ghiaccio… Tuttavia, rinnovarla continuamente lo stava esaurendo. Scavare un tunnel come via di fuga era fuori discussione, avrebbe messo entrambi in trappola…

Stava accadendo tutto troppo in fretta! Questo Satranius sapeva esattamente cosa fare e come, e anche se arrogante, non era il tipo da perdersi in chiacchiere o da risparmiare le forze…

Attraverso il ghiaccio, vide il gigantesco mostro prepararsi a vomitare magma…

 

Sundown poté solo osservare inorridito il drago prepararsi a colpire la cupola di ghiaccio. Distrusse due avatar, ma altri presero subito il loro posto.

 

Satranius attaccò.

La fiamma, però, invece di colpire il suo bersaglio, fu divisa in due fiumi da una barriera di energia mistica!

“Ancora tu, insetto?” esclamò il drago all’indirizzo di Ember, che si stava frapponendo fra lui e la cupola. “Questa volta, vedremo quanto a lungo saprai resistermi!” e con un gesto, diresse un’orda dei suoi avatar contro l’eroe oscuro.

Ember eresse una barriera pulsante, un’esplosione controllata delle energie del trittico. Non capiva perché improvvisamente quel demonio ce l’avesse tanto con Equinox, ma fin quando si distraeva dagli altri…

<Non puoi farlo.>

Per poco Ember non perse la concentrazione! “Chi ha parlato?”

Poi le fiamme scomparvero, il mondo stesso scomparve. E al suo posto, apparve una grande caverna. Al centro della caverna, accanto ad Ember, stava un piedistallo scolpito nella roccia viva. Sul piedistallo stava il Trittico, la sua fonte di potere. E ai fianchi del trittico c’erano un uomo e una donna, due presenze eteree, pallide e severe. “Chi siete? Cosa succede?”

La donna lo fissò. Non aprì bocca, ma le sue parole giunsero chiare all’eroe. <Non puoi mettere in pericolo la tua vita in nome di gente a cui non appartieni. Non hai accettato per questo il potere del Trittico.>

<Noi siamo i progenitori della nostra gente,> disse l’uomo che come lei indossava un’ampia ed elaborata tunica. <Noi siamo i primi Dudak. Creammo il trittico perché difendesse la nostra gente e solo la nostra gente. Stai abusando del tuo dono.>

Ember fissò duramente le due figure. “Mi sono attenuto a queste regole anche troppo a lungo. Non ho scelto di diventare un Campione per starmene da parte, in attesa che salti fuori un Dudak nei guai! Sono un essere umano, non una pedina da spostare a piacimento! Se non vi piace, dovrete sacrificarmi!”

<Siamo pronti a farlo,> disse la donna, impassibile. La sua mano affusolata sfiorò delicatamente il Trittico, che ribolliva di energia. <Se tradisci la tua gente, non sei degno del dono.>

Ember sorrise sprezzante. “No, ne sarei indegno se permettessi a questo ‘dono’ di marcire inutilizzato. I Dudak sono quasi del tutto estinti, e il Trittico è stato concepito come arma di giustizia, non per la supremazia di una razza sull’altra! Se volete togliermelo, va bene, ma non smetterò di combattere per ciò che è giusto! E ora sparite, che ho da salvare una bambina!”

La proiezione scomparve. E le fiamme riempirono il mondo…

 

La bolla di energia mistica cedette. I draghi divorarono ed incenerirono le carni di Ember.

SI’!” Satranius ruggì il suo trionfo. “Un altro nemico caduto! E ora, con il sacrificio dell’innocente il mio potere in questo mondo crescerà ancora di più!” Sollevò il colossale pugno, pronto a incenerire quella miserabile cupola…

Una specie di cometa bianca sembrò spuntare dal nulla! Colpì il suo torace con tale forza da sbatterlo a terra. Nuovi incendi si appiccarono intorno al drago. “E adesso, chi... Cosa..?”

Davanti a lui, a mezz’aria, si stagliava Capitan Ultra!

Satranius emise un verso di stupore. “Come hai fatto a riprenderti? Dovevi essere morto!”

Ultra non disse nulla. Invece, volò addosso al suo nemico e gli mollò un gancio di tutto rispetto al muso. Era così veloce da non dare al mostro il tempo di reagire.

 

“Voi due,” disse Spirale, in piedi, le braccia intente a mantenere attivo un incantesimo. “Il mio controllo su Ultra si limita all’attacco fisico, e quel demonio è anche un mago. Appena avrà studiato una contromisura, saremo al punto di partenza. Cercate di farmi guadagnare tempo, mentre rimuovo i blocchi mentali.

Hrimhari e Psychlone, che stavano cercando di difendere sé stessi e la loro compagna dall’orda dei draghi, erano a corto di idee… Lo stesso principe-lupo era conciato male. Anche se i suoi artigli avevano distrutto più di un nemico, ormai le ustioni sul suo corpo erano diventate pericolosamente numerose. Le mani stesse erano ormai ridotte a carne viva.

Improvvisamente, Hrimhari si ricordò di una cosa -stupido a non averci pensato prima! “Forse possiamo fare qualcosa, Dave!”

Psychlone stava rapidamente giungendo al limite delle forze. “Ormai sono pronto a tutto, bestione. Spara!” e intanto colpì a morte un altro avatar, che tornò alla sua natura di rottame.

“Un ultimo colpo: concentra le tue forze attraverso il frammento del Mjolnir che il Sire Thor mi ha donato. Il frammento amplificherà le energie quanto basta per ferire il mostro.”

“Non funzionerà. Lupo, se abbasso la guardia anche solo un istante siamo fottuti del tutto: se solo non ci fossero queste bestiacce di mezzo…”

“Dannazione!” esclamò Spirale in quel momento.

 

Un nuovo colpo aveva mandato Satranius a terra.

Capitan Ultra, gli occhi bianchi sotto la visiera, si gettò di nuovo all’attacco…ma fu fermato da un anello di energie. Completamente immobilizzato, cadde a terra.

“Di te mi occuperò dopo, testardo microbo,” disse Satranius. “Adesso, ho cose migliori da fare.” E niente lo avrebbe fermato. Le sue orde stavano per avere ragione del nemico una volta per tutte. Un solo colpo, e*

Un ruggito possente scosse l’aria. Satranius sobbalzò con un’espressione involontariamente comica. “Un altro drago? E da dove salta fuo*” Voltando la testa per vedere chi osava intromettersi, per poco non gli venne un colpo! “Che dissacrazione è mai questa??”

Egualmente allibiti erano i Campioni. “Vi prego, non ditemi che adesso ce n’è un altro,” mormorò Dave più che mai sconsolato…per sentirsi al settimo cielo un attimo dopo, quando, come gli altri, udì una voce familiare attraverso il comunicatore subdermico.

“Perdonateci il ritardo, Campioni. Adesso gestiamo noi questa crisi.

Dottor Giapeto!

 

Simone Giapeto, nella sala controllo della Nuova Fortezza Strategica Mobile Drago Spaziale, annuì. “I convenevoli a dopo. Robert, ti teleportiamo a bordo. Preparati.”

Su una delle finestre, Robert apparve sollevato come non mai. “Dottore, il Mazinkaiser..?”

L’uomo scosse la testa. “No. E ora, pronti.” Schiacciò un pulsante, e Robert Takiguchi scomparve dal campo di battaglia. Stessa cosa successe a Cap e Janet. Giapeto disse, “Pazientate ancora pochi minuti, Campioni. Satranius deve essere distratto mentre lanciamo il nostro attacco. E, agli operatori, “Attivate i folgoratori. Distruggete quegli avatar.”

 

Dal corpo del Drago Spaziale partirono raffiche di elettroni. Infallibilmente, le creazioni di Satranius furono distrutte una dopo l’altra.

“Non mi deruberai della mia vittoria!” ruggì il drago di magma. Si levò in volo, vomitando fiamme sull’intruso…ma il suo attacco si infranse contro una barriera energetica.

 

“Consideri la cosa fatta e finita, doc,” disse Dave. Con nuova speranza nel cuore, si sentiva pronto a prendere a calci il mondo -e non solo lui. “Spirale?”

“Amplificherò il tuo potere di brutto, ma ti avverto: dopo, a letto per una settimana.

“Io sono pronto,” disse Hrimari, reggendo il medaglione che conteneva il frammento di metallo Uru, puntandolo verso Satranius.

“Ora!” Psychlone concentrò tutte le sue forze residue. Contemporaneamente, Spirale amplificò quell’attacco.

Un torrente di energia psicocinetica si riversò nel medaglione. Stringerlo stava causando un dolore terribile a Hrimhari, ma il principe rimase saldo. Fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto nella sua vita, non avrebbe ceduto!

Il medaglione brillò come una stella…e lanciò una folgore che lo stesso Thor, il dio del tuono, avrebbe invidiato!

Il fianco di Satranius ne fu colpito in pieno! Non era un colpo mortale, ma ugualmente gli causò un grande dolore.

Psychlone svenne fra le braccia di Hrimhari. Era totalmente privo di forze, come previsto da Spirale.

Il drago decise di dedicare la sua attenzione ai tre Campioni a terra. “Anche voi avete osato ferirmi!? Mi sbarazzerò di voi per primi!”

 

“Ti piacerebbe, carogna assassina!” ora libero di agire a suo piacimento, Equinox concentrò tutte le sue forze. Anche se già una volta era riuscito a raggiungere lo zero assoluto, farlo in queste condizioni, e sulla scala che si era prefissato, era davvero un’altra cosa… Ma per vendicare i suoi amici, per proteggere sua figlia, avrebbe fatto tutto questo e ben altro.

Mentre Satranius si dirigeva verso il suo obiettivo, il corpo dell’eroe brillò fino al suo apice, mentre si preparava a sottrarre ogni iota di calore dalla materia circostante…

E colpì. Gelo assoluto, tale da fare collassare la materia su sé stessa, partì in una sfera dalle sue mani…

e raggiunse la spalla sinistra di Satranius! L’ala si ghiacciò e si disintegrò quasi allo stesso tempo. Il drago, con un verso di dolore, precipitò a vite verso il suolo. Quando cadde, fu come se una meteora fosse caduta. Si lasciò dietro una lunga scia. Ormai, gli incendi divampavano ovunque. L’aria era satura di fumo nero.

Privo di forze, Terrance, in forma depotenziata, cadde in ginocchio ansante. “Robert,” guardò verso il Drago Spaziale. “Suonagliele anche per me, moccioso.” Poi, come gli altri, scomparve in un bagliore di teletrasporto.

 

In quel momento, con indosso una nuova uniforme, il giovane pilota, a bordo di una poltrona a razzo, stava percorrendo un tunnel di cristallo verso il suo posto, alla testa, letteralmente, della fortezza.

La poltrona si arrestò dentro la cabina di comando. Le spie del pannello di comando si accesero in rapida sequenza.

Robert disse, “Pronto al lancio!”

 

Con una fiammata, una delle teste del drago si sganciò dal corpo.

Un portellone si aprì nel torace del Drago Spaziale. Subito dopo, attraverso l’apertura della rampa, partirono due enormi velivoli.

 “AGGANCIAMENTO!” giunse la voce del pilota.

La testa si agganciò al primo velivolo. La metà superiore del muso rientrò nel torace, quella inferiore nel ventre. L’involucro del velivolo si ritirò, rivelando enormi braccia metalliche. Dal cranio, emerse una testa bestiale provvista di un doppio, ampio paio di corna, mentre le corna del Drago si disposero come rinforzi lungo le braccia.

Il secondo velivolo si agganciò al torso, trasformandosi poi nel bacino e nelle gambe della nuova supermacchina da combattimento!

“Un altro!” ringhiò Satranius, osservando il robot atterrare aggraziato davanti a lui. Il drago si erse sulle zampe posteriori. Uno scudo e una scimitarra infuocati apparvero fra le sue mani.

Il robot puntò l’indice su di lui. “Si chiama Gaiking, Satranius! È con questo super robot pareggeremo i conti una volta per tutte!”

“Credi di spaventarmi? Lo distruggerò come il suo predecessore!” E con un ruggito di sfida, si lanciò verso il suo avversario. Allo stesso tempo, fece eruttare una fiammata dalla bocca.

Il Gaiking incrociò le braccia rinforzate all’altezza della testa. Le coperture si illuminarono, mentre formavano una barriera impenetrabile.

Satranius calò la scimitarra…e un paio di mani metalliche ne afferrarono la lama fra i palmi!

“Cosa..?” Ma prima che il dragone potesse reagire, il Gaiking lo serrò nella stretta dell’orso.

Robert sorrise. “Sorpresa! E ora si balla sul serio, bastardo!”

“IDRORAGGIO!” il ventre del Gaking si illuminò. Satranius urlò, irrigidendosi, poi contorcendosi. Quando la luce si fu estinta, il robot lo lasciò andare, rivelando la terribile ferita nel ventre del nemico. A quel punto, l’alieno era troppo debole per tentare una qualunque magia. Potè solo portarsi una zampa alla ferita da cui colava magma. “Non credere di avere vinto la guerra…” sibilò.

“Preoccupati solo di morire! RAGGIO PERFORANTE!” gli occhi incassati nel torace si accesero; poi dall’occhio sinistro partì una raffica azzurra, e una rossa da quello destro. I due impulsi si unirono in un solo, unico attacco…

Il raggio colpì in pieno Satranius al torace, polverizzandolo in una pioggia di scintille. Il resto del corpo si unì in una poderosa esplosione.

Nessuno si accorse dei frammenti di uno scheletro umano, o del cranio che fu di Maximillian von Staar., che volarono via insieme alle scintille…

 

“Attivate le unità antincendio,” disse Giapeto dalla sala riunioni, mentre il Gaiking decollava. L’uomo scosse la testa. “Dio, che disastro ecologico…” spostò lo sguardo verso lo schermo, sulle cui finestre apparivano i Campioni feriti nei vari reparti dell’infermeria.

Dave e Hrimhari erano stati messi insieme in un letto comune. Terrance, nonostante gli ordini del medico, era sveglio e sedeva accanto a sua figlia, che era stata messa sotto sedativi. Griffin Gogol, Capitan Ultra, era immerso in una vasca di una soluzione di liquidi nutrienti e naniti. Sundown non aveva obiettato ad un lungo sonno tonificante e tutte le cure di questo mondo. Mancavano solo altri due elementi. Giapeto sospirò e si voltò. “Pensi che si possa fare qualcosa, Rita?”

La donna stava esaminando il Trittico fra le sue mani. “In ultima analisi, sì. Non sarà un’operazione senza rischi, ma non tutto è perduto.

L’uomo annuì, cupo in volto. “Allora riposati. Ci serviranno tutte le tue forze, per allora. Ho già perso un Campione, e non ne perderò un altro.



[i] Ep. #19